In consiglio comunale un ordine del giorno di Fratelli d’Italia sulla lotta alla droga è ovviamente condivisibile per le sue finalità ultime: ma il dibattito che segue l’intervento di una Antonella Sberna molto diretta e perfettamente a suo agio nel ruolo di oppositrice, dopo anni di esperienze amministrative di peso, è molto lento e pieno di luoghi comuni, tanto che ad ascoltarlo non se ne comprende l’indispensabilità.
Droga come disagio, come vizio e dagli anche al ragazzino che fuma uno spinello (carcere dell’Asinara?), droga leggera che equivale a droga pesante (chi lo ha stabilito un medico tossicologo del luogo?), insomma una sequela di luoghi comuni irritanti.
Che poi la lotta agli stupefacenti vada fatta in maniera seria, che la didattica debba intervenire per quel che può, così come una società chiusa come quella viterbese fatta di emarginazione ed ascensore sociale bloccato nei secoli dovrebbe fare molto di più il suo dovere, creando risorse e lavoro per giovani e meno giovani e non solo lavoro nero e sottopagato e qualche luogo di incontro di più magari inter-generazionale, è lapalissiano.
Ma il coro è monotono, da provincia depressa e omologata in un fiume di banalità, alla fine l’unico a dire qualcosa di sensato è il consigliere di Viterbo 20 20 Umberto Di Fusco che ricorda di aver diretto la narcotici a Bologna e di aver visto famiglie assenti, giovani passati da consumatori a cadaveri in un niente, società distratte, sottolineando la gravità e la complessità del problema.
Siamo tutti d’accordo che la droga vada combattuta, ma se un consiglio comunale si deve riunire per sfornare un armamentario di ovvietà inutili, è meglio lasciare fare il proprio dovere a forze dell’ordine ed educatori sociali e medici di settore senza perdere tempo, che di altre cose da dire più urgenti in questa città ce ne sono parecchie.